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Zibido, la Zaf chiude dopo 70 anni di lavoro. Presidio in Regione: “Serve un piano”

Zibido, la Zaf chiude dopo 70 anni di lavoro. Presidio in Regione: “Serve un piano”
Zibido San Giacomo, protesta dipendenti Zaf davanti al palazzo della Regione

Zibido San Giacomo, protesta dipendenti Zaf davanti al palazzo della Regione

Zibido San Giacomo (Milano) – Chiude la Zaf, azienda di scaffalature metalliche con 50 dipendenti e 70 anni di storia alle spalle. Nel pomeriggio di ieri la Commissione «attività produttive» di Regione Lombardia ha ospitato un’audizione di sindacati e Rsu (i rappresentanti di Zaf non si sono invece presentati) della storica ditta di Zibido San Giacomo che sembra ormai destinata a cessare l’attività. In concomitanza con l’audizione, davanti agli stessi uffici di Regione, in via Fabio Filzi a Milano, un presìdio di lavoratori e sindacati ha ribadito la necessità di trovare delle alternative alla chiusura.

Nel mirino la decisione dell’azienda, di proprietà della famiglia Zentile, di avviare le procedure per la cessione dell’attività. Un iter inatteso, che ha rappresentato una doccia fredda per i dipendenti, molti dei quali con mutui, carichi familiari, necessità di essere traghettati fino all’età pensionistica. La mobilitazione di lavoratori e sindacati per contrastare questa scelta è scattata da subito, ma l’azienda non pare intenzionata a retrocedere.

«Con un piano di rilancio mirato, sarebbe possibile proseguire l’attività e salvaguardare i livelli occupazionali. Perciò diciamo ‘no’ alla chiusura e chiediamo che si valutino delle alternative, anche con l’ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali – dichiara Emanuela Morosi, della Fiom Cgil –. Quella che sta attraversando Zaf non è una crisi irreversibile, riteniamo che ci siano ancora i margini per un risanamento».

«Dopo che i lavoratori, riuniti in assemblea, hanno dato mandato alle organizzazioni sindacali di non firmare l’accordo sulla cassa integrazione straordinaria per cessazione dell’attività, è stata intrapresa la procedura di licenziamento collettivo – entra nel dettaglio Gerardo Cerbone, della Fim Cisl –. Urge un ripensamento. Chiediamo che si proceda ad una reindustrializzazione del sito, oppure all’individuazione d’investitori interessati a rilevare l’azienda e mantenerne il personale».

Coi propri uffici, Regione Lombardia si è detta disponibile a cercare di fare da tramite con la proprietà, per valutare gli sviluppi della situazione. Intanto, i lavoratori hanno incassato la solidarietà dell’intera classe politica presente ieri in audizione. «Regione e Mimit si adoperino con determinazione per tutelare 50 famiglie e portare al tavolo la società per un doveroso confronto – dicono i consiglieri regionali Michela Palestra (Patto civico), Onorio Rosati (Avs) e Simone Negri (Pd) –. Auspichiamo che la proprietà si renda disponibile al dialogo per valutare un esito differente». Secondo Nicola Di Marco (Cinque Stelle) «occorre un discorso serio di programmazione, da parte di Regione Lombardia, affinché il Sud Milano non diventi esclusivamente il luogo in cui proliferano logistiche e data center, a discapito di occupazione e benessere».

Il Giorno

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